Io ero una Mademoiselle Boyfriend, sì, proprio quello che descrive il Bianconi nel suo testo, sembra di riconoscermi nei bisogni degli uomini che ho incontrato, che ho lasciato e che mi hanno lasciato per cose più belle e importanti, come: i trucchi, i profumi, i tacchi, i vestiti di marca,i locali e la musica dance.Questo era triste ma lieve, scorrevo già sopra i pensieri di un altro,o i miei pensieri trascorrevano su altri lidi e di lido in lido l'oceano immenso della solitudine. Io sono rimasta sui loro divani, sui sedili posteriori ed anteriori delle loro macchine, davo piacere ricevevo piacere, e non chiedevo altro, come la natura, ero lì, paurosa, spontanea e curiosa, soprattutto libera, non sapevo niente, non sapevo quello che veniva prima e quello che sarebbe seguito, ero il loro sangue caldo che sgorgava dappertutto impazzito, allegro, improvviso e poi di nuovo triste, solo. Dopo.
Sì, lo so che questa è una semplice pagina di diario, non è niente di speciale,però chissà quante altre adolescenze come la mia, anzi forse poche, visto che siamo in poche ad ammetterlo. Avevo un potere tra le mani che adesso sembra perduto, avevo il potere di dare piacere a ragazzetti imberbi, adolescenti, uomini, e amichetti vari e se lo guardo da qui questo potere, da quest'altezza del mio tempo, non mi rendevo conto di quanto avrei potuto fare con quella "cosa" tra le mani. Un pò di realtà al mio servizio. Piccolo, bavoso, Francesco Bianconi ti ho scoperto, sei come tutti, sei sincero quando ti va, quando non ti fa male.
"Riconoscerò il sapore tiepido di un suicide
Ti stravolgerò la chiusura lampo
Ti toccherò come i garçons
mia piccola elettroshock
Triste Telegiornale
Happy Dei miei ricordi
Mademoiselle Boyfriend fammi venire.
E quando tu mi lascerai
io mi innamorerò di cose più importanti
di samba riguardanti a felicidade
E indosserò la gonna di seta come un abandon
ti stravolgerò il divano letto
il samurai che porto dentro ti stravolgerà il baricentro
Triste mi piacerebbe,
Happy farti del male
Mademoiselle boyfriend sto per venire."
Libertà e solitudine sono da sempre le facce della stessa medaglia. Chi non ha gli attributi per fare i conti con se stesso e affrontare la solitudine sceglie la compagnia, agrodolce pretesto per giustificare la propria schiavitù ed il proprio mediocre "sapersi accontentare".
RispondiEliminaAnnina, è assolutamente esatto. Ho pensato, comunque, per tornare alla schiavitù del commercio, essere schiavi per campare, e penso non è cambiato niente rispetto all'antica Grecia, siamo per giunta donne, pensavo che il tema di questo blog è l'orrore metafisico, ok. Scriverò post con questa parola, magari inserirò nel titolo, poi magari col tempo si definirà meglio la raccolta di orrori metafisici con accessoria definizione, cioè oltre il dato sensibile, l'orrore che sconvolge nel profondo e va in alto, e ti inghiotte e ti stupisce. Questo blog sarà la mia tavola di appunti, meno diaristici possibili, smetterò di usare facciadimerdalibro per scrivere i miei pensieri. Viva dunque tutte le mademoiselle solitarie, monumenti dell'inutilità, del non ritorno economico: disoccupate,nubili e non-madri e che addirittura studiano cose inutili come la filosofia e la letteratura. L'arte per l'arte, la vita libera, non sottomessa, anche se solo nel pensiero, poi la vita in società e in contesto è tutt'altro discorso, lì si siamo nati in catene. Ci sono paradisi di libertà, spazi immensi e inesplorabili. Ci sono, basta avere coraggio.
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